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MACRO.PANORAMA "Ciò che non vedo all'orizzonte"

Installazione site-specific / sezione di tronco, resina epossidica, lente d'ingrandimento / Dimensioni complessive d’ambiente.
​PAC 5 Paesaggio. Ambiente. Creatività. CEA Centro di educazione ambientale. A cura di Sabrina Maggiori, Parco di Villa Nappi, Polverigi (AN). INTEATRO FESTIVAL, 2 luglio 2017.

 

 

“[Il giardino è un] appezzamento di terreno organizzato artificialmente con l’impiego e la disciplina di elementi naturali (alberi, fiori, specchi d’acqua, ecc.). È un prodotto delle civiltà urbane (anche quando, fisicamente, esso sorga in campagna) ed è generalmente svincolato da un’utilizzazione a fini agricoli: il suo scopo, in ogni tempo, è stato essenzialmente ricreativo ed estetico”. Stando a questa definizione, il giardino contraddice apertamente l’idea stessa di una natura autonoma, selvaggia e incontaminata, e risponde maggiormente all’idea di alteram naturam, così come la chiamava Cicerone, l’altra natura, quella trasformata dall’intelletto e dalla forza lavorativa dell’essere umano. Il giardino prende quindi forma da una riscrittura culturale della natura originale e cresce adottando una produttività utilitaristica che, a differenza dell’agricoltura – prima forma di natura culturalizzata - non è volta al sostentamento ma a soddisfare determinate finalità artistiche ed emotive. L’ausilio di canoni estetici porta necessariamente ad una maggiore implicazione del giardino con l’elemento culturale e la sua vocazione all’aspetto visivo lo predispone ad essere un terreno comunicante, aperto ad un fruttuoso dialogo con la pratica artistica. Seppur raramente studiata nelle accademie e nei corsi di laurea, la storia del giardino è parte integrante della storia dell’arte e con essa ha sempre condiviso orientamenti e soluzioni. Ad ogni epoca storica l’arte dei giardini ha saputo rinnovare le sue forme: dal gusto classico dei giardini all’italiana del nostro Rinascimento alla fastosa scenografia verde che celebrava l’assolutismo francese, dall’hortus conclusus del mondo medievale ai più ibridi e sperimentali modelli degli ultimi decenni. Inoltre, essendo i giardini opere d’arte in perenne mutamento, le arti visive hanno spesso registrato una memoria destinata a perdersi ed hanno così partecipato alla ricostruzione filologica della struttura originaria del giardino. Anche in epoca contemporanea, sono molti gli artisti che decidono di lavorare con il giardino, trovando in esso il giusto modello con cui dare forma alle loro idee ai i loro progetti più intimi, spesso meditati nell’arco di un’intera vita, come gli esempi di Niki de Saint Phalle e il suo Giardino dei Tarocchi (1979-2002) o la Little Sparta (1967-2006) di Ian Hamilton Finlay, giusto per citare due casi molto noti. Nella frequente soluzione del giardino d’artista si palesa la forte volontà di creare un microcosmo immaginario, di dare una lettura “altra” del mondo che ci circonda, plasmandolo a piacimento e sviluppando un proprio progetto concettuale complessivo, in un lavoro in cui l’adesione alle regole estetiche sembra più importante del rispetto dei tempi e della vera “naturalezza” della natura. Il giardino è un luogo dell’anima, perché di un’anima è il riflesso. L’artista, al pari del giardiniere, medita, fa le sue scelte, progetta e costruisce il suo spaccato di mondo, addomesticando la natura ed esaltandola con il cuore e con la mente. Michele Gentili

 

                                                                                                                                                                            Testo a cura di Michele Gentili

 

 

*Alisia Cruciani: "Ho trovato interessante la seduta in pietra nel parco di Villa Nappi che sembra essere il punto ideale nel quale sistemarsi per potere ammirare in solitudine il “panorama fuori” dalle mura del giardino. Questo discreto e delizioso punto di osservazione in verità nega la contemplazione perché  ciò che si trova davanti la seduta non è altro che un “muro” non molto denso di vegetazione, che arresta il volo dello sguardo e non lo fa dirigere oltre questo. Mi piacerebbe quindi innescare una percezione di meraviglia altra, come un gioco di visione MACRO della splendida natura presente nel parco. Intendo quindi costruire un piccolo basamento (utilizzerò del legno naturale di recupero, come un tronco tagliato, che posizionerò proprio davanti la seduta di pietra) sopra il quale sistemerò una lente di ingrandimento che potrà essere utilizzata per godere di una visione altra, microscopica, altrettanto splendida ed importante quanto la visione atmosferica che, concepita come un insieme, compone la visione del paesaggio naturale."

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