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NON SMETTI DI ESISTERE

Installazione ambientale / Rielaborazione di oggetti preesistenti e natura morta, vetro, cera, siporex, sale, 13 piedistalli lignei / Elaborazioni fotografiche digitali, foto d'archivio Dimensioni complessive d'ambienteLab. 174, Via P. Borsieri 14, Roma. Dal 8 al 13 aprile 2017.

 

Abbiamo in comune soltanto una memoria. Raccolta sotto la stessa volta celeste.

Non smetti di esistere è una mostra che raccoglie opere recenti dell’artista Alisia Cruciani incentrate sul tema del ricordo e sul vano tentativo di rendere incorruttibili le proprie memorie. Tutti i lavori qui esposti utilizzano medium e tecnologie in grado di salvare la memoria dall’oblio e la vita dal gioco del tempo. A dare il titolo alla mostra è la serie fotografica Non smetti di esistere, nata da un cambiamento radicale nella vita dell’artista che l’ha portata ad allontanarsi dalla propria terra. Da questo stimolo privato, Cruciani ha pensato di omaggiare i luoghi natali e la propria casa, intesa come spazio fisico e rete di relazioni umane. Sono due le tipologie di immagini che fanno parte di questa serie. Nelle prime troviamo frammenti del paesaggio natale dell'artista mescolati a vecchie foto di famiglia in una sorta di surreale archiviazione, dove il passato umano si innesta all’eterno presente della natura. Con queste immagini l'autrice non vuole raccontare la sua storia personale ma dare vita ad un suggestivo dispositivo visivo che stimoli l’osservatore a far emergere memorie e vissuti personali, in una comunione basata sulla condivisa necessità di ricordare. La seconda tipologia di fotografie sono invece delle nature morte in cui oggetti personali e frammenti di natura, raccolti e collezionati dall'artista, sono immortalati dallo scatto fotografico, testimone dell’è stato e, come sempre, occhio meccanico che certifica una presenza, fisica e tangibile. Piuttosto che esaltare l'effimero e la corruzione implacabile del tempo queste fotografie si fanno carico di un valore positivo: lo scatto fotografico è qui un atto vivifico che permette al ricordo e a ciò che vive di non smettere di esistere. Nella grande sala della galleria tredici piedistalli lignei sorreggono la doppia serie delle Nature Morte, piccole sculture in cui l’artista utilizza materiali fortemente simbolici come il sale e la cera per bloccare e cristallizzare, in una forma solo apparentemente immutabile, una materia organica che, come il ricordo, è destinata a deperire. Nelle Nature Morte (cera), dei contenitori domestici di vetro conservano piccole composizioni che la trasparenza del materiale permette di rendere visibili ai nostri occhi. Quelli all’interno sono pezzi di un racconto, quello dell’artista e dei suoi cari, e frammenti di materia organica raccolta negli anni nella sua terra e qui cristallizzata con la cera: quello che potrebbe sembrare un tiro mancino contro il tempo, nel tentativo di mantenere in vita il ricordo di un elemento naturale, è in realtà l’ostentazione di un gesto illusorio che rivela la vanità di affidare la perpetuazione a una materia fragile e cangiante come la cera. Invece, con un’attitudine più plastica, in Nature Morte (sale) – serie in siporex scolpita da Giovanni Cristino e rielaborata da Cruciani, le piccole composizioni appaiono come cristallizzate e ogni oggetto che le compone è bloccato nella sua fissità. Il sale elimina l’acqua e quindi annienta le funzioni vitali dei microorganismi che portano alla decomposizione. Apparentemente immutabili, questi oggetti eternati sono però presenze vuote, prive di vita, esenti dalla possibilità di tornare a germinare. A cogliere di sorpresa il visitatore, come l’affioramento di un ricordo, è l’ascolto di 01 brano composto e suonato da Giovanni Cristino. Registrato più volte il suono risultante crea uno scenario ovattato, pulviscolare ed immersivo, così evanescente e impreciso da richiamare le immagini che nel ricordo tornano alla mente. La mostra si chiude con l’installazione partecipativa Memini – Invito alla scrittura con la quale l’artista propone al pubblico un singolare momento dedicato al ricordo. Attraverso l’allestimento di un tavolo con strumenti utili per scrivere, a cui poter accedere a turno, Cruciani invita il visitatore a prendersi del tempo, a riflettere e riportare sulle pagine di un diario collettivo una memoria d’infanzia da condividere con lei. È l’atto grafico, il mettere nero su bianco i pensieri fissandoli con l’inchiostro, a dare una forma fisica all’immateriale e, allo stesso tempo, a permettere di condividere con l’altro un fatto privato che diviene così una narrazione collettiva. Infatti, quanto emergerà da questa condivisione di ricordi entrerà a far parte di un atlante della memoria, libro d'artista di futura pubblicazione che Alisia Cruciani sta realizzando rielaborando ricordi collettivi e anonimi raccolti nel corso di differenti occasioni.

                                                                                                                                                                                     *a cura di Michele Gentili

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