assemblage
site - specific
informations
photography
free-impro
OPERA AL BUIO
Installazione visiva e musicale, Conservatorio N. Rota, Monopoli, Dipartimento di nuove tecnologie e linguaggi musicali
Sabato 14 marzo 2015, Ore 20 Salone del Conservatorio
Concept, Allestimento_Alisia Cruciani
Musiche _John Cage, Gianni Lenoci
Performers_Michele Ciccimarra, Luisa Tucciariello, Cristiana Verardo,
Nicolò Petrafesa, Antonella Chionna, Giovanni Cristino
Alisia Cruciani in collaborazione con il Maestro Gianni Lenoci e il Conservatorio N. Rota di Monopoli, tentano un’esperienza sperimentale della percezione e dell’infinito potenziale del suono, cercando di scaricare la memoria del fenomeno musicale, per come oggi viene comunemente inteso. La creazione consiste nell’attivazione di una particolare condizione, che possa condurre il pubblico verso un vissuto esperienziale completamente altro, all’interno del quale la ri-attivazione dell’ ascolto germoglia in un oscuro spazio immaginativo e, quasi fosse un utero materno, dona il soffio della creazione alla vita interna del rumore che, in quest’opera, si fa tramite e conduttore di bellezza inaudita, divenendo frammento spazio-temporale ed estetico assolutamente in-forme e potenzialmente luogo del tutto. L’intera trama di questo percorso operativo si è mossa attraverso stati di vibranti visitazioni, contemplazioni, incontri, discussioni e concetti. Si è tentato in questo progetto di innescare una “nuova abitudine del pensiero” e di provare come, in maniera molto libera e fluida si possa dare vita ad un desiderio. L’incontro ed il dialogo con lo stimato professore e musicista Gianni Lenoci, ha di fatto reso possibile una comunicazione ottimale e un sincero scambio reciproco che, conseguentemente, ha permesso la nascita dell'opera. In Opera al Buio la scelta caratterizzante del buio e del nero è di centrale interesse sia per il fronte dei sensi, sia per il fronte della complicità tra i linguaggi; come una sorta di sollecitazione viva tra ambito visivo e ambito sonoro che qui tentano la costruzione di un loro specifico e sfumato territorio di confronto in ombra. L’idea del nero come buio primordiale, come ambiente di risonanza, è certamente il tramite di un ascolto che dialoga con la profondità della materia sonora selezionata, la quale, nel suo apparente stato di silenzio, enfatizza la sua presenza effimera sino al limite dell’intensità udibile.
L’ambiente del nero costituisce un ambito speciale quindi, volutamente primordiale, semplice ed archetipico,all’interno del quale la nostra “visione del mondo” vive attraverso l’osservazione assunta dall’orecchio che, nel nostro immaginario biologico, muove i primi passi dell’esistenza fetale, e porta in sé questo carattere fondativo di oscurità, in cui le onde sonore vengono percepite attraverso la totalità corporea: le ossa, la pelle e le orecchie, tutte insieme, immerse nel nero e tese in ascolto.